Sessant'anni
fa sua madre, pur abitando vicino ad un grosso ospedale di una grande
città, decise di partorirlo a casa. Qualcosa andò storto, un
travaglio troppo lungo, un parto asciutto, il cordone ombelicale
intorno al collo. Nacque cianotico e il suo cervello soffrì, tant'è
che crebbe spastico con una debolezza più evidente agli arti di
destra. Per fortuna la sua intelligenza non fu minimamente
compromessa. A scuola andava bene, anche se sia i suoi compagni di
classe che alcuni insegnanti avevano erroneamente associato la sua
disabilità fisica a un ritardo mentale del tutto inesistente.
A
sedici anni perse a breve tempo di distanza entrambi i genitori. Per
un po' visse a casa della sua sorellastra, più grande di dodici
anni, figlia della prima moglie del padre morta di parto. Poi entrò
in un collegio per disabili, nel quale si rese conto di essere quello
più fortunato di tutti perchè autonomo. Completò gli studi fino al
diploma. Ma non era soddisfatto. Voleva dimostrare a tutti che
nonostante la sua disabilità era in grado di raggiungere gli stessi
traguardi degli altri.
Grazie a lavori saltuari si
mantenne all'università, prima iscrivendosi alla facoltà di legge,
poi trovò finalmente la sua strada iscrivendosi alla facoltà di
medicina. Anche nell'ambiente medico non si resero subito conto della
sua notevole intelligenza, credendo erroneamente che la sua
disabilità fisica fosse anche mentale. Quando era emozionato o in
difficoltà i suoi disturbi motori peggioravano moltissimo e questo
problema aggravava la sua posizione di tirocinante in ospedale. Per
non parlare del suo rapporto disastroso con il mondo femminile!
Ma
ben presto sia i professori che i colleghi, che all'inizio si
divertivano alle sue spalle e soprattutto a metterlo in difficoltà
in ogni modo, si resero conto delle capacità intellettive e
diagnostiche di quello studente modello che pur lavorando riuscì a
laurearsi a pieni voti con una tesi riguardante proprio le lesioni
cerebrali da parto distocico.
Dopo
la laurea la specializzazione in Medicina Legale in cui si dimostrò
veramente portato, divenendo anche un punto di riferimento per altri
colleghi medico-legali nell'ambito universitario.
Nel
frattempo riuscì anche a sposarsi ed ad avere una figlia , ma
nonostante questo non era ancora soddisfatto di sé stesso.
L'ambiente universitario non gli piaceva più, voleva fare qualcosa
di meglio e di più per gli altri in difficoltà.
Ed
ecco la svolta: decise di fare il medico di famiglia, ma non dietro
la scrivania a scrivere le ricette e basta, ma il vero medico che
visita tutti e se necessario va anche a casa dei pazienti in
difficoltà.
Una
volta presentata la domanda e i suoi numerosi titoli accademici, gli
venne assegnato una località di provincia da condividere con altri
colleghi. Il primo impatto fu devastante: la gente del posto era
rimasta disorientata dai suoi problemi motori che però non gli
avevano impedito di guidare una macchina predisposta per i disabili,
ma alla fine si era ricreduta dopo aver constatato la
professionalità, la cortesia e soprattutto l'umanità di quel bravo
medico che non si negava mai, nemmeno per le visite domiciliari
quando venivano richieste anche all'ultimo momento.
Una
guerra aperta venne fatta invece dai suoi colleghi i quali non
tardarono a giungere pure a diffamarlo per la sua disabilità,
insinuando una insufficienza mentale inesistente.
Ma
il costante impegno di quel medico alla fine ebbe la meglio.
Nonostante avesse chiesto il trasferimento in un paese vicino, tutti
i suoi vecchi pazienti non lo vollero affatto abbandonare, anche a
costo di raggiungerlo con i mezzi pubblici in quel suo nuovo studio
sempre pieno di gente, soddisfatta per come veniva curata e seguita
da quel bravo medico. Il mio.
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