Riposa in pace amore mio

venerdì 27 marzo 2015

La percezione del dolore

Come viene percepito il dolore fisico e morale da se stessi e dagli altri?
Ognuno di noi ha una propria soglia del dolore. Ci sono gli stoici che sopportano perfettamente qualsiasi dolore fisico, altri addirittura svengono alla minima stimolazione dolorosa. Persone ipersensibili soffrono incredibilmente per qualsiasi situazione di disagio, altri sopportano eroicamente qualsiasi sventura capiti nella loro vita.
Spesso tra persone che affrontano in maniera diversa un dolore fisico o morale si erge un invisibile muro di incomprensione e incompatibilità, come una manichea suddivisione tra buoni e cattivi, sensibili ed insensibili. Ancora non si comprende che il dolore fisico e interiore sono assolutamente indivisibili e coesistono sebbene in proporzioni diverse nelle varie circostanze della vita.
Spesso chi circonda persone che soffrono non si rende affatto conto di ciò,
accusando di esagerare chi manifesta il proprio dolore fisico per una causa minima in maniera troppo evidente. Spesso si tratta di subdole richieste di attenzione e di aiuto che sottendono ad un grave disagio interiore ed esistenziale.
Al contrario vi sono persone, provate già molto nella loro vita, che sopportano stoicamente il proprio dolore fisico, la cui sottovalutazione può addirittura portare a diagnosi fin troppo tardive di malattie estremamente gravi.
Le malattie psicosomatiche offrono una vasta gamma di esempi nei quali la sofferenza interiore si esprime con malattie a carico di vari organi ed apparati.
Cefalea muscolotensiva, gastrite, tachicardia e dolori anginosi, colon irritabile, ipertensione arteriosa, anoressia e bulimia , asma bronchiale, neoplasie possono, anche se non sempre , essere espressione a lungo termine di un disagio psichico più o meno grave che va comunque individuato e se possibile risolto, per evitare complicanze irreversibili delle patologie da esso provocate. Ormai è noto il rapporto causa effetto dello stress sull'abbassamento delle difese immunitarie, anche se non è corretto attribuire solo allo stress la causa di qualsiasi malattia.
Per questo motivo sarebbe necessaria una ottima preparazione psicologica del personale sanitario per impostare un adeguato rapporto con il malato che soffre, attualmente molto carente e lasciata spesso all'iniziativa e alla sensibilità individuale. Come pure sarebbe obbligatorio introdurre un esame psicoattitudinale prima dell'ammissione ai corsi universitari di Medicina e Chirurgia , di Scienze Infermieristiche e similari per verificare se oltre alle capacità tecniche e la preparazione teorica dei candidati ci sia anche una predisposizione psicologica all'ascolto e all'aiuto di chi soffre. Si potrebbero evitare molti errori diagnostici e terapeutici dovuti alla sottovalutazione o alla sopravalutazione del sintomo “dolore”, con conseguente vantaggio sia per il malato che per la spesa sanitaria in generale.
Sarebbe inoltre auspicabile educare proprio i bambini all'aiuto ed all'ascolto di chi soffre, creando le basi per un mondo qualitativamente migliore. Esperienze giovanili di volontariato all'interno degli ospedali, case-famiglia, mense per i poveri potrebbero essere una valida alternativa, o per lo meno il valido completamento di una vita interamente trascorsa solo sui libri, o per strada, in discoteca, o persa nelle droghe d'abuso.
Un mondo veramente civile si deve creare necessariamente con l'educazione dei giovanissimi e non con la repressione, spesso tardiva e inefficace, delle persone ormai divenute adulte e purtroppo indifferenti.

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