In memoria di Antonella Rizzo: Ebbene si, ho vissuto

mercoledì 25 marzo 2015

Ebbene si, ho vissuto

Ebbene sì, ho vissuto:

tra le vette più eccelse

e le profondità abissali,

tra gloria e disonore,

amore e disprezzo.

Ebbene sì, ho vissuto:

ho dato e ricevuto

gioia e dolore, bene e male,

nulla davvero nella vita

mi è stato risparmiato.

Ebbene sì, ho proprio vissuto!

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Antonella Rizzo

Nasce a Verona e viveva a Trevignano Romano (RM), veniva chiamata “l’angelo della neurochirurgia” per le vite salvate durante la sua attività di medico. Antonella è andata via, strappata alla vita, a soli 54 anni, il 28 Novembre 2014. La sua sensibilità, oggi traspare nelle sue opere, presenti all’ex Galleria Ginori 8 di Trevignano Romano che per volontà del suo compagno di vita oggi ha preso il nome di Galleria d’Arte Antonella Rizzo. Le sue opere già esposte in collettive e personali nazionali, si compendiano con bellissime poesie, che nel 2014 vengono pubblicate su riviste come “Impronte” e “Perle d’inchiostro” e per il gruppo Edit. dell’Espresso un libro di racconti: “Reietti”, riceve un alto riconoscimento di Merito e Diploma per il “Premio Accademico Internazionale di Poesia”. L’arte le dava la possibilità di sognare attraverso l’astratto, un analisi metaforica di interpretazione capillare della realtà e di illusione visiva e scambio al di là delle apparenze oggettive, con la macrofotografia e l’arte digitale. Nella pittura informale, le superfici dei supporti esprimono l’elemento primario della luce che trasmuta in materia/colore, e corpo invisibile che pulsa vitale dentro lei, e si rivela nel visibile. Esploratrice con l’arte del bene oltre l’ombra, in ogni composizione nei vari strati sovrapposti, ergono oggetti ravvicinati nelle fotografie che appaiono sotto altre vesti, come trame misteriose in cui si evince prorompente, l’assoluto sussurro degli abissi del mare o del cielo, in quell’oceano dell’anima il desiderio di vita, che irrompe su qualsiasi forza sovrastante del dolore. Opere dove un legame di spegnimento dai rumori assordanti compenetra in dimensioni inaccessibili e “in/possibile a tutti”, con strappi laceranti e le “ferite dell’anima” o visioni planetari che sfidano i limiti e procedono all’ “immenso”. Scenari dai cieli blu “lapis” con oro scoppiettato di stelle, che accendono mille bagliori, con effetti craquelè, riflesso di quelle interiori, in quella necessità primaria di valorizzare i rapporti con la purezza e i tratti originari del mondo. Desiderio di passaggio dal caos al “firmamento” in armonia, dinanzi a un tramonto o a un chiarore di luna, come in “Fantasie Notturne”, (dove narra di stendere la mano dalla finestra e raccogliere le stelle come tanti fiori nella distesa infinita). Opere transfert del suo “Amore incondizionato”, mani preziose, che per anni hanno operato con bisturi chirurgici, e che squarciano la tela nel fulgore talvolta con rabbia e spesso con amore dove come lei stessa scriveva li dove “il mare e il silenzio si mischiano”. Flash, Visioni della conoscenza dell’essenza delle cose e loro significati si dilatano nello spazio del pensiero e lottano con l’oscurità “aggrappandosi alla vita” e “dando voce ai vinti”, per vestirsi attraverso il colore solo di sentimenti e procurare emozioni. Il gesto che abbraccia il misticismo più eletto con cui Antonella, con l’arte congiunge armonia con il cosmo all’umano, verso un “grado superiore” di elaborazione. Piccolissimi segni che vibranti e cinetici, centrifughi e cosmogonici, si rincorrono in un labirintico punto, alla Van Gogh, e attraggono in suoni ovattati di dimensioni provenienti dal profondo sussurro o urla nella sua intima essenza in quell’enorme volontà guerriera di vivere e amare, come nell’opera dove impressiona un insieme di intrecci dei suoi nastri policromatici che ci insegnano la preziosità dei: “I Colori della Vita”.

Dott.ssa Francesca Mezzatesta (Storico e critico dell’Arte e dello Spettacolo )