Quando
si perde la propria autonomia si è costretti pure a rinunciare alla
propria intimità personale.
Il
disagio che si prova quando un compagno di vita o un genitore o un
figlio si occupa dell'igiene personale di chi non è più in grado di
provvedere a sé stesso viene avvertito molto più acutamente e
dolorosamente quando si perde il controllo delle funzioni sfinteriche
al difuori delle mura domestiche e diventa devastante quando persone
totalmente estranee si fanno carico di questa mansione.
Spesso
nei reparti ospedalieri dove più persone coabitano nella stessa
stanza, le pulizie igieniche vengono effettuate privando il
malcapitato della privacy necessaria, in quanto non vengono
posizionati (se ovviamente presenti) né paraventi né altri presidi
(tende o porte scorrevoli) che possano alleggerire il disagio del
malato , spesso sottovalutato dal personale sanitario.
A
nessun malato cosciente della propria disabilità , pur dotato della
massima capacità di comprensione e pazienza, fa piacere che
chiunque, parenti prossimi compresi, violi la propria intimità
personale. Ma molto spesso chi aiuta persone non autonome si
dimentica di considerare questo aspetto particolare della vita ,
preso più dalla praticità della assistenza che dalle sue modalità.
Altre
situazioni in cui forzatamente si perde la propria intimità sono le
visite collegiali mediche, chirurgiche e ginecologiche, in cui il
personale sanitario, studenti compresi si avvicendano sul malato che
non sempre mentalmente è disposto ad offrire il proprio corpo
sofferente per il bene della scienza. Una preliminare e accurata
valutazione psicologica del paziente potrebbe ovviare a questo tipo
di “violenza” che poco opportunamente si perpetua sui malati
ricoverati, specie nelle strutture universitarie, dove la curiosità
scientifica spesso calpesta indiscriminatamente il pudore dei più
deboli senza verificarne la loro effettiva disponibilità.
Quindi
non basta mai, e non deve bastare mai, la disponibilità all'aiuto
di parenti, infermieri e badanti nei confronti delle persone non più
autonome come non basta e non deve bastare mai la capacità
diagnostica e terapeutica del personale sanitario se è totalmente
disgiunta dal rispetto del pudore di chi è malato e/o non è più
autonomo.
Il
malato non autonomo o chi si sottopone a visite od a accertamenti
diagnostici non è solo più fragile fisicamente ma molto di più
psicologicamente rispetto ad una persona sana e di questo se ne
rendono contro ben poche persone, anche se per motivi professionali
interagiscono quotidianamente con chi suo malgrado non può sottrarsi
a qualsiasi forma di aiuto. E purtroppo a tutt'oggi non esiste una
adeguata preparazione umana e professionale che ne tenga conto .
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