Riposa in pace amore mio

giovedì 26 marzo 2015

Forzata rinuncia all'intimità e al pudore

Quando si perde la propria autonomia si è costretti pure a rinunciare alla propria intimità personale.
Il disagio che si prova quando un compagno di vita o un genitore o un figlio si occupa dell'igiene personale di chi non è più in grado di provvedere a sé stesso viene avvertito molto più acutamente e dolorosamente quando si perde il controllo delle funzioni sfinteriche al difuori delle mura domestiche e diventa devastante quando persone totalmente estranee si fanno carico di questa mansione.
Spesso nei reparti ospedalieri dove più persone coabitano nella stessa stanza, le pulizie igieniche vengono effettuate privando il malcapitato della privacy necessaria, in quanto non vengono posizionati (se ovviamente presenti) né paraventi né altri presidi (tende o porte scorrevoli) che possano alleggerire il disagio del malato , spesso sottovalutato dal personale sanitario.
A nessun malato cosciente della propria disabilità , pur dotato della massima capacità di comprensione e pazienza, fa piacere che chiunque, parenti prossimi compresi, violi la propria intimità personale. Ma molto spesso chi aiuta persone non autonome si dimentica di considerare questo aspetto particolare della vita , preso più dalla praticità della assistenza che dalle sue modalità.
Altre situazioni in cui forzatamente si perde la propria intimità sono le visite collegiali mediche, chirurgiche e ginecologiche, in cui il personale sanitario, studenti compresi si avvicendano sul malato che non sempre mentalmente è disposto ad offrire il proprio corpo sofferente per il bene della scienza. Una preliminare e accurata valutazione psicologica del paziente potrebbe ovviare a questo tipo di “violenza” che poco opportunamente si perpetua sui malati ricoverati, specie nelle strutture universitarie, dove la curiosità scientifica spesso calpesta indiscriminatamente il pudore dei più deboli senza verificarne la loro effettiva disponibilità.
Quindi non basta mai, e non deve bastare mai, la disponibilità all'aiuto di parenti, infermieri e badanti nei confronti delle persone non più autonome come non basta e non deve bastare mai la capacità diagnostica e terapeutica del personale sanitario se è totalmente disgiunta dal rispetto del pudore di chi è malato e/o non è più autonomo.
Il malato non autonomo o chi si sottopone a visite od a accertamenti diagnostici non è solo più fragile fisicamente ma molto di più psicologicamente rispetto ad una persona sana e di questo se ne rendono contro ben poche persone, anche se per motivi professionali interagiscono quotidianamente con chi suo malgrado non può sottrarsi a qualsiasi forma di aiuto. E purtroppo a tutt'oggi non esiste una adeguata preparazione umana e professionale che ne tenga conto .

Nessun commento:

Posta un commento